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Ricercatore italiano negli USA scopre il gene dell'obesità


09/11/16
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Paolo Piaggi ha 31 anni, è originario di La Spezia e si è formato all’Università di Pisa. Oggi lavora al National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases in Arizona.

È di alcuni giorni fa la notizia di uno scienziato italiano del NIDDK di Phoenix, in Arizona, ha scoperto il THNSL2, un gene che rallenta il metabolismo e fa aumentare di peso. Lo scienziato si chiama Paolo Piaggi, ha 31 anni, è originario di La Spezia e si è formato all’Università di Pisa, dove ha conseguito la laurea triennale e poi specialistica in Ingegneria Biomedica, il dottorato di ricerca in Automatica, Robotica e Bioingegneria, vincendo poi un assegno di ricerca post dottorato. La sua scoperta è stata presentata al congresso annuale della US Obesity Society di New Orleans ed è molto importante perché identifica un fattore genetico che potrebbe diventare il target per cure per nuove cure contro l’obestità.

Piaggi ha scoperto che un maggiore livello di attività del gene THNSL2 è associato a un metabolismo più “lento”: «I soggetti con un’attività maggiore per questo gene - ha spiegato lo scienziato in un’intervista rilasciata all’ANSA - mostrano nell’arco di un anno di osservazione un aumento di peso tendenzialmente maggiore rispetto a chi, invece, presenta il gene meno attivo. Se studi futuri confermeranno questi risultati allora si potrebbero sviluppare farmaci che possano diminuire l’azione della proteina prodotta dal gene (SOFAT) in modo da aumentare il metabolismo e frenare l’aumento di peso».

Grazie al professor Alberto Landi, uno dei relatori della sua tesi di laurea, Paolo Piaggi ha risposto ad alcune domande sulla sua formazione, il suo lavoro e la sua scoperta, disponibili sul sito dell'Università di Pisa.

Qual è stata la tua formazione italiana?
Mi sono formato presso l'Università di Pisa dove ho conseguito la laurea triennale e la laurea specialistica in Ingegneria Biomedica. Ho continuato poi i miei studi ottenendo il dottorato in Automatica, Robotica e Bioingegneria, coordinato dal professor Andrea Caiti, sotto la guida del professor Alberto Landi (Ingegneria) e del professor Ferruccio Santini (Medicina).

Dove lavori ora?
Attualmente lavoro presso il National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases (NIDDK/NIH) con sede a Phoenix, Arizona (USA). Ho recentemente ottenuto una posizione di Staff Scientist e sono diventato Principal Investigator di due protocolli clinici sullo studio del metabolismo negli umani). La mia formazione costituisce un esempio di cooperazione interdisciplinare tra due aree diverse, perché se è vero che il mio background è quello del settore dell’Ingegneria Biomedica, le collaborazioni con il settore medico mi hanno portato all’attuale lavoro presso il NIDDK.

Perchè ti hanno premiato?
I risultati della mia ricerca sottomessa al convegno 2016 Obesity Week (New Orleans, Lousiana, Ott 31-Nov 4 2016) in forma di abstract è stata selezionata dal comitato organizzatore per la press release del convegno. L’obesità è un problema primario negli Stati Uniti e sta divenendo sempre più importante anche in Europa, quindi l’argomento di ricerca richiama molto interesse. Una volta identificato il gene che predispone all’obesità, pensate alla ricaduta della introduzione di un farmaco che permette di contrastarlo.

Come si lavora negli Stati Uniti?
Lavorare presso il NIDDK/NIH rappresenta un'opportunità unica per condurre ricerca di base e transazionale data la grande disponibilità di risorse economiche e la collaborazione con esperti di fama internazionale con cui poter sviluppare nuove idee e protocolli di studio. Per ora mi sono trovato veramente bene.

Continui a collaborare con l'Italia e ci torneresti?
Si, ho una collaborazione attiva con l'Università di Pisa nell'ambito di un progetto di ricerca inerente la costruzione di una camera metabolica nell’ospedale di Cisanello per studi metabolici in soggetti sani e con patologie endocrino-metaboliche. Mi dicono dall’Italia che siamo prossimi alla sua inaugurazione. La possibilità di condurre ricerche in Italia e magari a Pisa rappresenterebbe per me un'opportunità allettante per proseguire negli studi sul metabolismo e poter tornare alla mia "alma mater".

FONTE: Ufficio stampa Università di Pisa 

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