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    Uno sguardo di prospettiva sui parchi scientifici e tecnologici italiani


    13/05/20
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    Una ricerca di Elena Prodi con APSTI descrive il sistema dei Parchi Scientifici e Tecnologici italiani nelle loro strutture operative interne e nei loro collegamenti

    Un sistema variegato, multisettoriale, poliedrico, in rapida evoluzione che spesso vede origine grazie all’iniziativa Ministeriale o degli Enti locali per rispondere ai problemi della competitività industriale attraverso la promozione del dialogo tra ricerca e industria.

     

    I parchi scientifici e tecnologici (PST) sono diventati nel corso degli ultimi decenni uno degli strumenti più diffusi e utilizzati dai Paesi sviluppati per favorire l’innovazione e lo sviluppo tecnologico nei contesti territoriali di riferimento; la loro ‘geografia’ è stata studiata per la prima volta grazie all’indagine di Elena Prodi, ricercatrice del Dipartimento di Economia e Management, Università degli Studi di Ferrara e ADAPT Research Fellow, in collaborazione con l’Associazione Parchi Scientifici e Tecnologici Italiani realizzata in parallelo alla raccolta periodica di dati dai propri associati.

     

    La ricerca ha coinvolto venti PST: 6 parchi della Lombardia, 3 del Friuli Venezia Giulia, 2 del Piemonte e 1 parco per Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria, Toscana, Liguria, Trentino, Sardegna, Campania, oltre al consorzio ART-ER dell’Emilia Romagna. Uno spaccato significativo di una realtà che conta oltre 45 parchi in tutta la penisola.

     

    Il 95 per cento dei Parchi Scientifici e Tecnologici ha indicato concordemente l'obiettivo di «favorire la collaborazione tra grandi, medie imprese e piccole imprese innovative (start-up, spin off)», seguito, con più dell’86 per cento di risposte, dal «trasferimento delle conoscenze scientifiche e tecnologiche da enti di ricerca pubblici e privati verso il sistema delle imprese del territorio». Il 76 per cento degli intervistati ha indicato come obiettivo quello di «trasferire le conoscenze scientifiche e tecnologiche dall’università verso il sistema delle imprese del territorio». 14 parchi su 20, inoltre, hanno dichiarato che il senso della loro presenza nel territorio di riferimento è anche legato alla creazione di nuove imprese ad alto contenuto tecnologico per contribuire alla crescita dell'occupazione.

     

    Attualmente, un terzo dei parchi hanno tra 1 e 10 impiegati, 9 parchi impiegano un personale oscillante tra le 12 e 45 unità, mentre 4 parchi variano dalle 90 alle 200 unità. Per quanto riguarda il numero di addetti delle aziende presenti all’interno dei parchi, si va da un minimo di 5-10 persone a oltre 500.

     

    Una delle caratteristiche comuni a tutti i PST è lo stretto dialogo con istituti scolastici, università, enti di ricerca pubblici e privati. Oltre il 65 per cento degli intervistati dichiara di avere all’interno del parco laboratori ed enti di ricerca. Il 47 per cento ospita enti di ricerca accademici, mentre il 52 per cento accoglie spin off universitari.

     

    “Non ci sono dubbi – afferma Elena Prodi – che il lavoro produzione di nuova conoscenza realizzato dai parchi scientifici e tecnologici e dagli attori della ricerca rappresenti il cuore dei moderni modelli di produzione e sviluppo dei territori. L’obiettivo a tendere dell’indagine condotta è offrire uno sguardo di prospettiva rispetto alle attuali dinamiche e relazioni che governano una rete di soggetti variegata ed eterogenea per compiti e funzioni. Operativamente, l’intento è consentire alla rete dei parchi di farsi comunità, condividendo risorse, problematiche, buone pratiche e progettualità, nonché di coordinare maggiormente le proprie iniziative, generando ricadute positive sui territori di riferimento.”

     

    “Ogni azione – sottolinea Fabrizio Conicella, presidente di APSTI – si deve basare sulla conoscenza. L’obiettivo della nostra analisi, ed altre sono in corso, era oggettivare una situazione risultato di anni di attività dei diversi Parchi Scientifici parte di APSTI. Passare dalla frammentazione ad una visione di sistema che consentisse di apprezzare non solo il singolo elemento ma il ruolo e l’importanza dell’insieme. Questo abbiamo cercato di fare. Identificare gli elementi comuni in modo oggettivo e le aree di miglioramento. Comprendere quale ruolo i Parchi Scientifici abbiano ricoperto e ricoprano oggi come primo passo per impostare la crescita futura. Anche in un mondo diverso rispetto a pochi mesi fa, sempre più complesso e competitivo possiamo e dobbiamo contribuire alla crescita ottemperando alla nostra missione”

    Disponibile qui, un approfondimento di Radio Radicale con l’autrice di questa indagine.

    TAGS:
    Parchi scientifici e tecnologici
    pst
    apsti
    Elena Prodi
    Fabrizio Conicella
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