Nel Comitato di Indirizzo, l’ente di governo del Distretto al cui interno siedono i rappresentati di enti di ricerca e imprese, TLS è rappresentata dal direttore generale Andrea Paolini. A lui abbiamo chiesto di ripercorrere gli obiettivi del piano strategico che orienterà l’azione del cluster regionale nel prossimo triennio e di delineare le direttrici di sviluppo che la Toscana non può mancare per continuare ad avere un peso nel contesto nazionale delle life science.
Il Distretto Scienze della Vita, come tutti gli altri distretti tecnologici regionali, nasce nel 2011 su impulso della Regione. Come giudica, a distanza di anni, quella scelta strategica?
Una scelta fondamentale che, se vogliamo, ha anticipato l'idea di Smart Specialisation Strategy alla base della programmazione europea Horizon 2020. Il governo regionale ha ben intuito che lavorare verticalmente su azioni specifiche per le caratteristiche dei singoli settori tecnologici aumenta l’efficacia delle azioni e i risultati che da queste possono discendere. La programmazione per Distretti, inoltre, ha permesso di attivare competenze specifiche, in grado di supportare gli attori in maniera più puntuale e incisiva. Conoscere il settore, le dinamiche e i protagonisti è fondamentale per impostare strategie e azioni su misura. Da questo punto di vista, auspichiamo che in futuro questa personalizzazione possa riflettersi anche nelle azioni che mette in campo la Regione, come ad esempio i bandi per la ricerca e l’innovazione, quelli per la formazione e tutte le altre forme di incentivi alle imprese.
Il primo obiettivo del Distretto resta quello di agire da anello di congiunzione tra imprese e sistema della ricerca pubblica e privata o questo oggi possiamo darlo come un risultato raggiunto?
Sicuramente ci sono stati importanti passi avanti, tutti gli attori hanno occasioni stabili di confronto e il dialogo è oggi costante e ben avviato, anche in virtù di una crescente attenzione verso la cosiddetta terza missione delle università. Ci sono ancora tanti ambiti su cui lavorare, certo, però c'è anche massima apertura da parte delle università e degli enti di ricerca pubblici a collaborare con le imprese su vari piani, sia sul fronte della creazione di startup innovative e del trasferimento tecnologico che, sempre di più, su ricerca (anche in virtù di una tendenza delle aziende farmaceutiche ad esternalizzarla), erogazione di servizi ad alto valore aggiunto e formazione, per intercettare figure professionali specialistiche. Su questo ultimo fronte, sarà sempre più strategica la collaborazione con ITS Vita.
Il settore delle Life Science è un sistema complesso, con le sue diverse anime rappresentate da farmaceutica, biotech, biomedicale, oltre a tutto il comparto dell’ICT applicato alla salute che avrà in futuro un peso specifico sempre più importante. Qual è, ad oggi, la fotografia delle scienze della vita in Toscana?
In questa complessità un aspetto essenziale è che il settore è baricentrico sul sistema sanitario. E lo è per due motivi: il primo che la sanità è sostanzialmente il monopolista della domanda per il mercato interno, l’altro deriva dal fatto che il sistema sanitario è sempre di più una fucina per la generazione di nuovi modelli e lo sviluppo di prodotti e soluzioni innovative. Accanto a una eccellente ricerca pubblica, la Toscana conta su un sistema imprenditoriale molto vivace e competitivo, che ci vede terza regione del Paese per produzione ed export e ai primi posti per la qualità dei servizi sanitari erogati ai cittadini dal sistema sanitario. Aggiungo che accanto a settori chiave come il pharma-biotech, i dispositivi medici e l’ICT per la salute, abbiamo una carta in più da giocare nell’ambito della nutraceutica, dove le nostre specificità territoriali possono farci ambire ad una interessante crescita di questo comparto a cavallo tra agroalimentare e life science. Ancora una volta questo connubio è stato sancito dalle strategie nazionali, tant’è che nel Programma nazionale per la Ricerca ambiti come salute e agroalimentare convergono in un’unica strategia di specializzazione intelligente “Salute, alimentazione, qualità della vita”.
Nel Piano Strategico Operativo del Distretto sono delineati i trend determinanti per orientare lo sviluppo del settore e una serie di azioni per intercettarli. Qual è, a suo avviso, l’ordine delle priorità da affrontare?
Il piano che abbiamo predisposto si incentra su quattro obiettivi prioritari: l’animazione delle relazioni tra imprese, sistema della ricerca e dell’innovazione; la divulgazione tecnologica; la produzione di informazioni strategiche per consentire analisi di contesto e foresight tecnologico e, ultimo ma non per importanza, il supporto all’avvio e alla crescita di start up di settore. Non c’è dubbio che queste azioni devono agganciare nuovi modelli, vedi la medicina di precisione, e tendenze quali l’invecchiamento della popolazione, la connettività diffusa, le procedure diagnostiche minimamente invasive o i cambiamenti nel campo della sperimentazione clinica, solo per citarne alcuni.
Parliamo di fattori che possono avere contenuti, opportunità e implicazioni in più di una macro area tra quelle che citava sopra.
Senza dubbio ci sono modelli e tendenze che hanno ricadute trasversali. Tra i nuovi paradigmi su cui la sanità toscana si sta allineando, per esempio, quello della precision medicine cambierà profondamente il modo di erogare servizi e tutto quello che ne deriva, secondo un approccio personalizzato che tiene conto delle variazioni individuali del patrimonio genetico, dell’ambiente e dello stile di vita. Per riuscire ad essere attori delle partite del futuro, però, è fondamentale continuare a lavorare su più livelli: quello istituzionale, attraverso le scelte strategiche portate avanti dagli stakeholder di riferimento; quello strumentale, perché le piattaforme tecnologiche sono fondamentali per lo sviluppo dei progetti innovativi, e quello di contenuto vero e proprio, andando a sostenere quei progetti che meritano di essere finanziati attraverso risorse pubbliche ma che sono capaci di attrarre anche investimenti privati.
Tra le progettualità che coinvolgono il Distretto ci sono altri due orizzonti strategici: il progetto “Toscana Parma&Devices Valley” e il cluster nazionale delle scienze della vita “Alisei”.
Le attività di “Toscana Parma&Devices Valley” stanno andando avanti e sono proseguite in continuità anche nella fase transitoria in cui la gestione del Distretto doveva essere riassegnata tramite bando. Si tratta di un progetto strategico per la Regione, i cui protagonisti sono tra gli attori principali del Distretto e le tematiche affrontate rientrano all’interno degli obiettivi che dobbiamo portare avanti nel prossimo triennio. Per quanto riguarda la nostra partecipazione in “Alisei”, direi che siamo in una fase di grande fermento, si è insediato il Direttivo e il nuovo Presidente, la dottoressa Diana Bracco, e stanno per partire le azioni e i nuovi finanziamenti ministeriali che, da inizio 2017, inietteranno importanti risorse sia per sostenere la struttura e le attività del cluster, che per finanziare progetti di ricerca innovativi tra imprese e ricerca pubblica. Aggiungo che il cluster nazionale è uno strumento che può essere perfettamente complementare alle azioni dei territori, rafforzandone l’efficacia e soprattutto agendo su quelle partite dove non ha senso e non sarebbe incisiva l’azione dei singoli territori, vedi Meet in Italy for Life Sciences, che in sole tre edizioni si sta accreditando come l’evento di riferimento per il matchmaking di settore, o ancora, tutte le azioni rivolte all’internazionalizzazione.
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